mercoledì 12 novembre 2008

UNA STORIA SCOMODA

Le vicissitudini umane e politiche di Tommaso Fonte hanno inizio il 19 luglio del 2005. All’epoca era il segretario generale della cgil di Ragusa e tra l’altro, si stava occupando di una delicata e complessa vertenza che riguardava l’avvio del processo di privatizzazione dell’acqua della sua provincia. In quelle settimane un acceso dibattito si stava sviluppando sulla vicenda.
La posizione della cgil nazionale sulla privatizzazione dell’acqua non era ancora definita, lo sarebbe stata qualche mese dopo in sede congressuale, mentre quella della cgil Sicilia, era molto defilata.
In questo quadro, la decisione della conferenza dei sindaci e del presidente della provincia di Ragusa, assunta all’unanimità, di pubblicare un bando di gara per complessivi 511 milioni di euro, cui 63 per i primi 3 anni, per la gestione privata dell’acqua per 30 anni, spinse la cgil ragusana ad assumere una posizione decisamente contraria per un insieme di motivi politici e di rappresentanza sulla base di un apposito deliberato del direttivo. Intanto insieme con i partiti del centro sinistra e con ampie fasce della società civile, il movimento studentesco, i comitati nazionali per l’acqua pubblica e altri movimenti,si realizzò il forum provinciale per la difesa dell’acqua pubblica. La cgil di Ragusa riteneva sbagliato sul piano sociale procedere alla privatizzazione e quindi alla mercificazione di un bene primario e fondamentale come l’acqua. Ma l’aspetto più importante riguardava le procedure di gara e i contenuti del bando. Il bando era stato disposto uniformemente per tutto il territorio della regione Sicilia e per le sue clausole particolare non avrebbero potuto partecipare più di 3 o 4 aziende. Era del tutto evidente che si trattava di una sorta di trattativa privata spacciata per gara pubblica e quindi di una vera e propria lottizzazione dell’acqua in tutta la regione Sicilia. Ma c’era di più: a differenza delle altre provincie, per rendere più appetibile ai privati la partecipazione alla gara, venivano affidati in concessione, sempre per 30 anni, tutti i lavori di manutenzioni delle reti idriche in tutto il territorio provinciale. Naturalmente oltre a questo, c’erano anche altre motivazioni per opporsi al processo di privatizzazione in atto: l’aumento esponenziale delle tariffe, la riduzione del numero dei lavoratori, la perdita significativa di posti di lavoro nell’indotto esistente. In quel contesto di forte tensione sociale e di rilevante contenzioso istituzionale, il 19 luglio del 2005, Tommaso Fonte riceve le prime minacce di morte.
Nei giorni successivi le minacce si fecero più forti ed insistenti, con svariati episodi. Tutte le intimidazioni furono puntualmente denunciati alla Digos di Ragusa.
Nelle settimane e nei mesi successivi la vertenza andò avanti, con altri e importanti momenti di mobilizzazione e di dibattito sociale. Furono raccolte 18000 firme, furono promossi convegni con illustre personalità, fu coinvolta praticamente tutta la società ragusana. Parallelamente a questa vertenza anche un’altra se ne stava sviluppando: quella dell’appalto per la gestione dei rifiuti. Anche in questo caso la posizione di Tommaso Fonte fu molto rigorosa nel denunciare i rischi di infiltrazione mafiosa e le contiguità di interessi al sistema politico e affaristico.
Il movimento intanto cresceva, ma la maggioranza dei sindaci decise di pubblicare il bando di gara per la privatizzazione dell’acqua. Alla gara presero parte solo 3 aziende e dal seggio giudicante fu estromessa per mancanza dei requisiti e in aperta contrapposizione con tale decisione un componente del seggio si dimise denunciando illegittimità nella procedura seguita, un’altra la ACQUALIA, si ritirò e come era facilmente prevedibile rimase in gara una sola azienda, la ACOSET di Catania. L’interrogazione Parlamentare dell’onorevole Forgione, presentata sul caso, illustrava chiaramente lo stato delle possibili infiltrazioni mafiose nell’appalto di Ragusa. Le contiguità tra Acoset e il consorzio temporaneo d’imprese che si era all’uopo costituito, con esponenti di primo piano dell’economia ragusana, era uno scenario obiettivamente inquietante.
In questo quadro, alla vigilia dell’aggiudicazione della gara, fu promossa dalla cgil di Ragusa una grande manifestazione provinciale che si svolse il 6 dicembre del 2006. Ala manifestazione aderirono tutti i partiti del centro sinistra, associazioni e movimenti e fu conclusa da Carlo Podda segretario generale della funzione pubblica. Una grande manifestazione popolare, civile e democratica, che fu la prima di queste dimensioni a livello nazionale. Qualche giorno dopo, la conferenza dei sindaci decide di sospendere l’aggiudicazione e nel mese di febbraio 2007 di revocare gli atti della gara stessa. Il 30 marzo, quindi qualche settimana dopo, Tommaso Fonte apprende dalla stampa che sarebbe stato rinviato a giudizio per simulazione di reato relativamente alle minacce subite. Acquisiti gli atti, la contestazione riguardava essenzialmente il mancato riscontro di una telefonata denunciata in 19 luglio del 2005, mentre su molti altri fatti intimidatori che aveva subito, la Digos recitava che non era possibile effettuare ulteriori riscontri investigativi. Attraverso una perizia di parte si stabilì la ragione del mancato riscontro: il telefono sul quale fu ricevuta la telefonata altro non era che il derivato interno di un sistema telefonico che riceveva le telefonate esterne ma anche quelle interne. La cgil Sicilia appresa la notizia, così come il gruppo dirigente ragusano decide ragionevolmente di tenere basso il profilo della questione.
A questo punto si decide di richiedere un giudizio immediato.
Qualche settimana dopo, improvvisamente riprendono nuovamente i segnali intimidatori e tra l’altro fu inviato un sms anonimo che recava espliciti riferimenti alla funzione ricoperta da Tommaso Fonte all’interno della cgil, richiedendo l’allontanamento. Tra novembre 2007 e gennaio 2008, in soli 2 udienze si svolge il processo che si conclude ovviamente con una assoluzione piena e ampio per non aver commesso il fatto. Nelle motivazioni della sentenza si diceva chiaramente che il contesto nel quale maturano quelle minacce era legato alle vertenze in cui Tommaso Fonte era esposto in prima persona. Il 26 gennaio si svolge il primo direttivo della cgil di Ragusa dopo la conclusione positiva della vicenda giudiziaria, ma da alcuni discussi esponenti del sindacato, perviene la richiesta di dimissioni del segretario generale. A questo punto Tommaso Fonte decide di accettare una proposta per candidarsi alle ultime elezioni regionali e quindi lo scorso 30 marzo rassegna le proprie dimissioni da segretario generale.
Trascorsa la fase elettorale e il periodo statutariamente dalla cgil per la sospensione dagli incarichi esecutivi nel caso di candidatura, a Tommaso Fonte lo scorso 15 ottobre gli viene comunicato l’allontanamento dall’organizzazione dopo 27 anni da funzionario.

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